Un grande presente/assente Milinkovic-Savic, ma non solo: Luis Alberto. Quello stesso calciatore che tante volte aveva messo addirittura in ombra Felipe Anderson, per me mai e sia chiaro. Dopo una stagione brillante, sullo spagnolo si spengono i riflettori senza un motivo, o almeno senza un motivo noto.

Non è servita nemmeno la tinta, il biondo ciuffo da Super Sayan ha esaurito il suo potere.

Formello pullula di “casi aperti”, dapprima la misteriosa sparizione di Neto e Jordaö, poi l’implosione di Milinkovic-Savic e si aggiunge l’ennesimo mistero: pubalgia sì, pubalgia no… La storia infinita!

Luis Alberto ha iniziato una bruttissima abitudine, dura per la vita in biancoceleste e cioè guardarsi le partite in panchina. E chi lo avrebbe detto fino a poco tempo fa che, in un match così importante come quello contro l’Inter, gli fosse preferito Caicedo!
Eppure è successo, nella vita non c’è mai nulla di certo, nemmeno le benedette “gerarchie di Inzaghi”!
Il giorno dopo non si è presentato al centro sportivo Formello, altra brutta abitudine che in tanti hanno avuto negli anni.
“Non mi alleno gne gne gne”.
Al contrario dei suoi predecessori però, nessuno ha mai messo in dubbio la sua serietà, soprattutto verso una squadra che lo ha “resuscitato”, perché 25 anni per mollare sono troppo pochi, 24 l’anno scorso, sono ancora meno.

Alberto è improvvisamente risbucato via social: “Mai mollerò. Forza Lazio”.
Io ci leggo una promessa, un appuntamento a presto.

Nella gara contro il Marsiglia, Inzaghi ha spiegato la sua non convocazione liquidandoci con “non è al 100%” e gli aveva preferito Rossi con più motivazione.
Dunque, il problema è fisico o mentale?

Alberto ha più volte dichiarato di essere afflitto da una pubalgia che non gli dà tregua, lo staff medico capitolino però, ha sempre negato che ci fosse questo fastidio.
Dal canto suo, lo spagnolo si è rivolto all’ex fisioterapista del Liverpool testimoniando su Instagram il lavoro che sta svolgendo.
Trattasi di elettrolisi, una tecnica innovativa molto conosciuta in Spagna.

Il tempo cura tutte le ferite, fisiche o mentali che siano, quindi “tempo al tempo”, ce n’è ancora, soprattutto per un ragazzo di 25 anni che non si può bollare in alcun modo.

Se 3 indizi fanno una prova, un anno trascorso tra grandi giocate, è l’assoluta dimostrazione che non si tratta di un fuoco di paglia.

Alberto va recuperato e non lasciato indietro.

 

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